Sette a Tebe

Ispirato alla tragedia di Eschilo

drammaturgia di Gabriele Vacis e PEM

con le attrici e gli attori di Potenziali Evocati Multimediali: Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Lucia Corna, Pietro Maccabei, Lucia Raffaella Mariani, Eva Meskhi, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera

regia di Gabriele Vacis

scenofonia e allestimenti Roberto Tarasco

cura dei cori Enrica Rebaudo

fonico Riccardo Di Gianni

produzione PoEM Impresa Sociale con Artisti Associati Gorizia, Fondazione ECM Settimo Torinese

Durata: 90 minuti (senza intervallo)

È sicuramente un felice ritorno al Teatro Olimpico, per Gabriele Vacis, regista e drammaturgo tra i più apprezzati della scena contemporanea e i giovani attori della sua scuola, dopo il successo del Prometeo della passata edizione dei Classici, ma è anche una prova importante questa messinscena della mitologia di Tebe sulla saga della stirpe di Edipo, focalizzata sulla possibilità di rappresentare quel sentimento tragico che sembra disperdersi nella chiacchiera quotidiana del nostro presente. E così nella “nuova” versione, sarà la gente di Tebe che assiste e commenta quel che succede, a determinare gli eventi della tragedia: la folla diventa protagonista, quasi un’opinione pubblica che con la sua invadenza onnipresente è capace di volgere in festa, in mercato, ogni evento straordinario, anche i più tra­gici. Anche qui, come in Prometeo, si cercherà di esplorare alcuni rapporti tra l'attore che narra e l'attore che interpreta, non più considerando contrapposti i due termini ma cercan­do di "comprenderli" e metterli in condivisione con il pubblico che partecipa.

Ed è la relazione tra l’uomo e la guerra, sul “terribile amore” dell’essere umano per questa attività (prendendo a prestito le parole dello psicanalista James Hillman) la base su cui viene costruita l’azione scenica dei Sette a Tebe, una guerra che viene vissuta e percepita in modo completamente diverso a seconda dei ruoli: quasi un gioco per i maschi, un evento dilaniante e drammatico per le donne.

L’importanza del lavoro con i giovani per il significato del classico e del mito, con le sue ricadute nel contemporaneo, è sempre stata fondamentale per Vacis, il suo teatro guarda alle nuove generazioni e coinvolge i giovani in modo diretto e spiegando questa “presa in carico” in una recente intervista spiega: "Li si lusinga ma non li si ascolta, eppure sono loro che indicano la direzione in cui sta andando il mondo. Il sentimento del tragico per loro non corrisponde con la fine di sé, ma con la fine del pianeta".