Risveglio di Primavera

In scena: Andrea Caiazzo, Lucia Corna, Lucia Raffaella Mariani, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera

Regia Gabriele Vacis

Foto Andrea Macchia

Produzione PEM Impresa Sociale

In Risveglio di primavera siamo in nove:

Andrea, Edoardo, Enrica, Erica, Gabriele, Letizia, Lorenzo, Lucia, Raffaella.

Siamo quasi una classe, e in verità lo siamo stati. Abbiamo frequentato il corso per attori del Teatro Stabile di Torino, e adesso abbiamo scelto di essere una compagnia e ci siamo dati un nome: Potenziali Evocati Multimediali.

Parto da qui perché Risveglio di Primavera, il testo che Frank Wedekind ha scritto tra il 1890 e il 1891 è stato il nostro saggio di diploma. E perché il testo parla anche di questo, di scuola e di ragazzi. Era la cosa più simile a un teen drama che Gabriele Vacis, che era il nostro direttore, ci avesse proposto, e avevamo voglia di comunicare, perciò faceva al caso nostro - dopo averlo letto la prima volta la reazione di ognuno di noi è stata: ma veramente? ma quand’è che è stata scritta ‘sta cosa?

E ancora non avevamo capito proprio tutto tutto di quello che Wedekind ci stava mostrando...

Abbiamo scelto di rimetterlo in scena perché non volevamo che rimanesse solamente un ricordo.

Abbiamo scelto di continuare a lavorarlo perché ogni volta che torniamo a parlare di Melchior, Wendla e Moritz abbiamo qualcosa da scoprire, ma da scoprire su di noi - Risveglio di primavera è un’enciclopedia della crescita. È con questo testo che è nata l’adolescenza: prima le età erano tre, prima bambini poi adulti e vecchi. Wedekind ha interrotto un modo comune di pensare, e di vivere anche, e non si è risparmiato: ha spaccato una pietra durissima e ci ha mostrato colori, milioni di sfumature possibile, e fantasmi anche. Perché l’adolescenza è desiderio e curiosità, ma è anche violenza e sporco. A quell’età si scopre il sesso e in tanti casi, la morte.

La domanda che ripetevamo in continuazione quando eravamo bambini era perché? e ad un tratto si fa più complessa: perché sono al mondo?

La luce in sala è accesa perché l’azione accade lì, in teatro, e non in un altro tempo e in un altro spazio.

C’è un narratore a mantenere acceso il dialogo tra il passato, che sono Wedekind e Freud, e il presente, Blanco e Netflix. Perché abbiamo capito che attraverso la narrazione, e poi i canti e la danza, il senso del testo si moltiplica, assume un valore universale come in un gioco di specchi, come un fascio di luce che attraversa un prisma.

A volte siamo i personaggi, e altre volte noi, coi nostri nomi. Il resto del tempo siamo una classe, un coro, un corpo unico, pulsante, perché solamente così questa storia può diventare la storia di milioni di ragazzi, di quelli che l’adolescenza l’hanno vista passare da vent’anni e di quelli che invece, ci si sono persi dentro.


Note di regia di Gabriele Vacis

Nel Risveglio di primavera ci sono Moritz, Melchior, Wendla, Hänschen, Ilse, Martha, appena quattordici anni a testa. E intorno a loro, insieme a loro, c’è una generazione che non sa di essere persa. Come tutte le generazioni di adolescenti. Gli adulti sono muti, non hanno le parole per reggere il cambiamento che sta arrivando, e quando parlano non sanno cosa dire, e fanno guai. I ragazzi sentono il loro corpo cambiare, il risveglio del titolo anima i loro sogni e le loro paure, non ci sono maestri che possano insegnargli come si fa a sopravvivere. E così il sesso, lo stupro, l’aborto, l’omosessualità e il suicidio vanno a braccetto con i compiti di matematica, i nastri rosa da passare nelle camicie, i nontiscordardimè da cogliere al fiume. È una tragedia di ragazzi – come dice il sottotitolo – e in questa tragedia si riflettono tutti gli spettri di un Novecento che stava arrivando. Fino al nostro nuovo millennio che protrae all’infinito le adolescenze.

Quando Frank Wedekind ha scritto Risveglio di primavera, tra il 1890 e il 1891, avevano tredici anni Stalin, Albert Einstein, Robert Walser, Lev Trotsky, Paul Klee. Ma nei suoi personaggi tredicenni di allora – abbiamo scoperto – splendono gli stessi dolori dei tredicenni di oggi, i ragazzi nati nel 2008, che ascoltano Billie Eilish e XXXTentacion, che sanno cos’è una crisi economica perché ci sono nati dentro, che possono sapere le cose del mondo perché il mondo non finisce nel bosco fuori la loro città, perché quei confini non esistono più. Ma c’è chi continua ad erigere muri sempre più alti.

Com’è possibile che questa Germania di fine Ottocento sia così vicina a noi? Com’è possibile che Frank Wedekind abbia visto tra le maglie del tempo i suicidi dei ragazzi, l’educazione sentimentale ancora oggi inesistente, il dolore di chi “recita la parte di Barbablù”?

Con questo spettacolo cerchiamo di restituire lo stupore di questa scoperta. E, insieme, la vita che scorre nei giovanissimi attori, i sogni che ognuno di loro porta con sé, dopo tre anni di vita trascorsi insieme, dal mattino alla sera.

Questo Risveglio di primavera non nasce nel mese di creazione che ha preceduto il debutto del saggio. E non nasce neanche nei mesi prima, quelli in cui abbiamo studiato il testo, lo abbiamo tradotto, riscritto, indagato. Nasce da tre anni di dolori, gioie, desideri, speranze, a volte esaudite a volte disilluse. Nasce da quei giorni di ottobre 2018 in cui i ragazzi si sono incontrati per la prima volta, per provare insieme a essere attori. E così, insieme, hanno dato alla luce questo spettacolo.

In tutti i sensi, visto che non ci sarà buio in sala.

Proviamo a guardarci negli occhi veramente.

Proviamo a portare in scena i corpi e le voci, un organismo vivente. Proviamo a tornare vivi insieme, “lasciando tutto splendere”.

Questo spettacolo è nato come saggio di diploma della classe 2018/2021 della Scuola del Teatro Stabile di Torino/Teatro Nazionale. È stata l’ultima classe in cui tutti gli allievi sono nati nell’altro millennio.