Prometeo

In scena: Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Pietro Maccabei, Eva Meskhi, Erica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera

Regia Gabriele Vacis

Co-produzione Teatro Olimpico di Vicenza, CMC nido di ragno, PoEM Impresa Sociale.

Note di regia di Gabriele Vacis

Abbiamo molte storie sulla nascita dell’uomo.

Nella mitologia greca stessa non esiste un’unica storia.

Una delle più accreditate racconta degli dei che avevano sconfitto i loro antenati, i titani. Quindi Zeus diventò il re degli dei, con l’aiuto di Prometeo.

Prometeo è figlio di un titano, Giapeto e di sua sorella Rea, la generazione più antica, nata direttamente dal cielo e dalla terra.

Prometeo però, presumibilmente, appartiene alla generazione di Zeus. Quindi è un giovane che si ribella ai suoi stessi genitori alleandosi con i suoi coetanei.

Gli uomini non sono ancora stati creati.

Quando gli dei si rendono conto che non c’è un animale in grado di governare su tutti gli altri decidono di creare l’uomo.

L’incarico viene affidato a Prometeo, perché lui è “l’accorto”, quello che vede prima cosa succederà. Siamo proprio all’inizio, quindi.

Quando gli dei sono nati da poco e gli uomini stanno per nascere.

E’ un tempo giovane.



La tragedia di Eschilo coglie il momento del conflitto tra Zeus e Prometeo, dopo che il figlio del titano ha protetto gli uomini, la sua creazione, dal dio capriccioso a cui gli uomini già non piacevano più, era geloso perché assomigliavano troppo agli dei. E come li protegge Prometeo?

Donando loro il fuoco, cioè la tecnologia. Quando Zeus scopre che il  suo amico gli ha rubato il fuoco per donarlo agli uomini si sente tradito e punisce Prometeo nel peggiore dei modi: lo spedisce ai confini del mondo, che per i greci era il Caucaso, e lo fa incatenare ad una rupe dove tutte le mattine un’aquila verrà a divorargli il fegato che ogni notte gli ricresce.

Nel tempo Prometeo è stato simbolo della ribellione.

E’ un personaggio che i giovani amano perché, come loro, non riesce a contenere i suoi sentimenti e la sua forza dei recinti stabiliti dalle convenzioni, quindi la sfida all’autorità costituita è la sua condizione vitale. Poi Prometeo è anche l’archetipo della conoscenza tecnologica e scientifica liberata dalle catene della superstizione e dell’ignoranza.

Come sempre nei classici è facile ritrovare situazioni e problemi di oggi.

Si dice che i classici sono attuali. Ma più che altro sono contemporanei. Spesso usiamo attualità e contemporaneità come sinonimi, ma attualità è stare in un solo tempo: adesso. Contemporaneità è riuscire a comprendere tutti i tempi.

Lo spettacolo che si propone considererà il “nucleo pesante”, il senso profondo che uno dei testi più antichi è in grado di donarci. L’azione sarebbe: rubare ad Eschilo il fuoco centrale della sua tragedia per donarlo al pubblico. 

Per questo non servono “attualizzazioni” che si possono cogliere, come abbiamo visto, restituendo il testo nel modo più essenziale e diretto.

Serve “calarsi” nel sentimento tragico che l’opera eschilea propone, mettendo a punto una lingua che preservi la “solennità” dei millenni ma che renda comprensibile al pubblico di oggi il senso.