Frammenti di Resistenza

Scritto e interpretato da Lucia Corna, Pietro Maccabei, Daniel Santantonio, Gabriele Valchera

Produzione PEM Impresa Sociale

Ideare Frammenti di resistenza ha significato soprattutto una cosa: chiedersi con onestà cosa della Resistenza partigiana ancora ci riguardasse. Sono pochi i motivi, ma essenziali, in qualche modo esistenziali. Abbiamo qualcosa per cui vale la pena di morire? I partigiani ce l’avevano, se non pronti erano per lo meno disposti a sacrificare la loro vita in nome di qualcosa. E noi ragazzi d’oggi?

Da piccola facevo spesso un sogno: c’era tutta la mia famiglia in una valle infernale, c’erano fuoco e croste di rocce nere tutto intorno. Non ricordo bene i dettagli, come sempre nei sogni, ma so per certo che a un tratto viene stabilito che mia madre debba essere sacrificata per salvarci. In preda allo strazio mi sento gridare “Prendi me al posto suo!”. Mia madre implora di non ascoltarmi, che prendano lei! Mia sorella, mio fratello e mio padre piangono disperati, ma già i sicari mi strattonano verso la zona più oscura. Nel sogno si mescolano dolore angoscioso e la sensazione di forza inebriante che risiede nel sacrificio… chissà una psicanalista cosa ne penserebbe. C’è indubbiamente qualcosa di narcisista e folle nel sacrificio per amore. Ma d’altra parte è vitale quanto lo può essere Jan Palach che si brucia in piazza, quanto lo è Antigone che sceglie di morire per i morti, quanto lo sono stati i partigiani che in virtù di un obiettivo comune -sconfiggere il fascismo-, -costruire un mondo nuovo-, vanno incontro alla morte. Sacrificare se stessi per amore ha un significato che travalica i secoli, è uno dei pilastri portanti delle narrazioni di tutti i tempi, a partire dalla Bibbia. E’ qualcosa che ha dentro di sé un nucleo di senso profondissimo. 

Ma noi, oggi, in tutta sincerità un pericolo imminente per cui sacrificarsi non ce l’abbiamo. E allora qual è l’alternativa? Abbiamo qualcosa per cui vale la pena di vivere?  I motivi in questo caso sono più a portata di mano. E riflettendo insieme siamo arrivati a capire che questa scelta, presa seriamente, richiede coraggio nella stessa misura. Per vivere ci vuole costanza, grande attenzione e la forza di affrontare la complessità del mondo.

Queste sono le questioni che attraversano “Frammenti di resistenza”, uno spettacolo a tappe: immaginatevi una strada che si srotola tra le montagne, un percorso nel sentiero della memoria dove le tappe, gli approdi sicuri, sono le parole di “I Piccoli maestri” di Luigi Meneghello che con la sua “poesia bambinesca”, attraverso le voci di noi interpreti, ci culla in una dimensione dove attori e spettatori possono ascoltarsi.

Cosa si portano a casa i nostri spettatori

Il nostro lavoro su Luigi Meneghello durante la pandemia